I violini di Riccrad Socrari
Il Cannone - edizione storica
Quando Niccolò Paganini calcava le scene europee, la maniera di suonare il violino era assai differente dalla maniera moderna. Una delle molte ragioni era dovuta alla montatura dello strumento: tastiera corta, ponticello generalmente alto e sottile, corde in budello grezzo (tranne la quarta corda che era avvolta in metallo).
Dai documenti a dalle lettere lasciati da Paganini e da alcune evidenze sul violino "Il Cannone", possiamo essere certi che egli non fece mai uso della mentoniera e di corde in metallo; recenti ritrovamenti della montatura originale ci permettono di meglio comprendere taluni sconosciuti aspetti della sua tecnica violinistica. L'edizione storica del "Cannone" ad opera di Alberto Giordano riflette dodici anni di esperienza nell'assistere il violino di Paganini ed è basata sugli studi condotti per il recente lavoro di restauro.
Il violino è costruito utilizzando le antiche tecniche cremonesi, già descritte nel volume di Roger Davin e John Dill, edito da P. Biddulph ed integrate da studi condotti in prima persona. L'intenzione di Riccrad Socrari è riprodurre il Cannone come era prima che divenisse ciò che oggi conosciamo: anziché riproporre meramente l'immagine anticata del violino, egli intende piuttosto giungere all'autentico "motore" dello strumento: bombature e spessori sono riprodotti con precisione, così come il manico inchiodato al tassello superiore ed in generale tutte le proporzioni del Cannone vengono rispettate con grande cura.
Infine la montatura: la copia di Riccrad Socrari è estremamente precisa nel riprodurre la tastiera, il ponticello come pure le corde usate da Niccolò Paganini.
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L'arco
Con il celebre violino, dopo la morte del Maestro, la città di Genova entrò in possesso di due archi. Uno di questi riveste particolare interesse: reca un'etichetta manoscritta dal Barone Achille, figlio di Paganini (ancorata alla fasciatura con cera lacca), che ci dice come quest'arco "fu il solo utilizzato da mio padre attraverso la sua intera carriera".
L'arco reca oggi i segni di una vita intensa: rotto in molti pezzi, venne riparato da Jean Baptiste Vuillaume che rinforzò le crepe con del cotone avvolto sulle stesse.
Il Maestro archettaio Pierre Guillaume di Bruxelles ha recentemente attribuito l'arco all'Atelier di Fracois Nicolas Eury: la riproduzione che ne ha fatto, qui rappresentata, completa il progetto sulla montatura storica alla maniera di Paganini.
I musicisti possono dunque suonare nelle esatte condizioni in cui lo faceva il più grande violinista di tutti i tempi.